Acido Ossalico in Apicoltura: Guida Completa al Trattamento Anti-Varroa (Metodi, Dosaggi, Sicurezza)

Meta Description: Guida dettagliata sull’uso dell’acido ossalico contro la Varroa destructor in apicoltura. Scopri metodi (gocciolato, sublimato), dosaggi, prodotti autorizzati, efficacia, rischi e sicurezza per l’apicoltore. Basato su ricerca e normative.

1. Introduzione: L’Acido Ossalico nella Lotta alla Varroa Destructor

La Minaccia della Varroa Destructor

L’apicoltura moderna si confronta con numerose sfide, ma poche hanno avuto un impatto così profondo e globale come l’infestazione da Varroa destructor. Questo acaro parassita è universalmente riconosciuto come il principale problema sanitario per le api mellifere a livello mondiale , rappresentando la malattia con il maggior impatto sul settore. Originariamente parassita dell’ape asiatica Apis cerana, la Varroa ha compiuto il salto di specie verso l’ape europea Apis mellifera a partire dalla metà del XX secolo, diffondendosi in quasi tutti i continenti dove si pratica l’apicoltura. 

La Varroa destructor è un parassita esterno che attacca sia le api adulte di tutte le caste sia la covata. Contrariamente a quanto si riteneva in passato, l’acaro si nutre principalmente del corpo grasso dell’ape, un organo vitale per il metabolismo, l’immunità e lo stoccaggio delle riserve energetiche, piuttosto che della sola emolinfa. Questo tipo di danno spiega la gravità delle conseguenze dell’infestazione: le api colpite subiscono malformazioni, alterazioni comportamentali, una riduzione significativa dell’aspettativa di vita e un indebolimento generale. L’indebolimento rende le api più suscettibili ad altre patologie, come la Peste Americana o Europea. Inoltre, l’azione parassitaria diretta è aggravata dal ruolo della Varroa come efficace vettore di numerosi virus dannosi per le api, che vengono trasmessi durante l’atto trofico. L’effetto combinato di parassitismo e trasmissione virale porta frequentemente all’indebolimento progressivo e, infine, al collasso delle colonie infestate.   

Di fronte a questa minaccia pervasiva, il controllo dell’infestazione da Varroa è diventato un elemento imprescindibile per la sopravvivenza stessa delle colonie di api e per la loro produttività. Le tecniche apistiche si sono dovute adattare profondamente, ponendo la riduzione del numero di acari nell’alveare come obiettivo primario della gestione sanitaria.   

L’Acido Ossalico: Un Alleato Chiave, Specialmente in Apicoltura Biologica

Nel panorama degli strumenti disponibili per contrastare la Varroa, l’acido ossalico si è affermato come un principio attivo di notevole importanza. È un composto organico ampiamente utilizzato per il controllo dell’acaro, apprezzato per la sua efficacia in specifiche condizioni e per alcune caratteristiche vantaggiose.  

Un aspetto fondamentale che ne ha favorito la diffusione è la sua compatibilità con i disciplinari dell’apicoltura biologica. In un contesto dove le opzioni terapeutiche sono limitate rispetto all’apicoltura convenzionale, l’acido ossalico rappresenta una delle poche soluzioni efficaci e ammesse per il controllo della Varroa, rendendolo uno strumento indispensabile per gli apicoltori biologici che cercano pratiche sostenibili. La sua accettazione nel biologico deriva principalmente dal fatto che, se utilizzato correttamente, non lascia residui significativi nei prodotti dell’alveare, in particolare nel miele.  

Oltre alla compatibilità con il biologico, l’acido ossalico è spesso considerato economicamente conveniente rispetto ad altri principi attivi acaricidi , un fattore non trascurabile nella gestione economica di un apiario. La sua efficacia, seppur condizionata da fattori specifici come l’assenza di covata, e la sua buona tollerabilità da parte delle api quando impiegato correttamente, ne fanno un componente prezioso nelle strategie di lotta alla Varroa.   

2. Cos’è l’Acido Ossalico? Origine e Caratteristiche

Definizione e Origine

L’acido ossalico, il cui nome sistematico è acido etandioico, è il più semplice degli acidi bicarbossilici, con formula chimica C₂H₂O₄, spesso rappresentata come (COOH)₂ per evidenziare i due gruppi carbossilici. È un composto organico presente in natura, ritrovandosi in numerosi organismi vegetali. Alimenti comuni come rabarbaro, spinaci, cacao, frutta secca, tè, barbabietole, carote, sedano e pomodori contengono quantità variabili di acido ossalico o dei suoi sali (ossalati).   

Oltre alla sua presenza nel regno vegetale, l’acido ossalico è anche un prodotto del metabolismo animale; si ritrova, ad esempio, nella bile e nel sudore dei mammiferi, incluso l’uomo , e viene eliminato attraverso le urine. Può inoltre essere sintetizzato chimicamente in laboratorio attraverso diversi processi, come l’ossidazione degli zuccheri con acido nitrico o la reazione tra sodio e anidride carbonica ad alte temperature.   

Proprietà Fisico-Chimiche Rilevanti

A temperatura ambiente, l’acido ossalico si presenta tipicamente come un solido cristallino di colore bianco o come granuli solidi, inodore. È solubile in acqua e in alcool. Chimicamente, è un acido relativamente forte, significativamente più forte dell’acido acetico e considerato il più forte tra gli acidi carbossilici non alogenati. Possiede anche proprietà riducenti, potendo ossidarsi facilmente ad anidride carbonica.   

Una caratteristica chimica importante è la sua capacità di formare sali chiamati ossalati, legandosi facilmente con ioni metallici come il calcio. L’ossalato di calcio è un composto poco solubile che tende a precipitare formando cristalli. Questa proprietà è alla base della formazione della maggior parte dei calcoli renali nell’uomo, che sono spesso composti proprio da ossalato di calcio. L’acido ossalico ha un punto di ebollizione/sublimazione intorno ai 158 °C a pressione atmosferica , proprietà sfruttata nel metodo di somministrazione per vaporizzazione in apicoltura.   

È fondamentale sottolineare che, nonostante la sua origine naturale e la presenza in alcuni alimenti, l’acido ossalico non è una sostanza innocua. La sua natura di acido forte e la sua capacità di legare il calcio lo rendono tossico se ingerito in quantità significative o se viene a contatto con pelle e occhi. La percezione comune che associa “naturale” a “sicuro” è fuorviante nel caso dell’acido ossalico; la sua manipolazione richiede specifiche e rigorose precauzioni di sicurezza, indipendentemente dalla sua presenza nel mondo biologico.   

Altri Usi (Non Apistici)

Oltre al suo impiego cruciale in apicoltura per la lotta alla Varroa, l’acido ossalico trova applicazione in numerosi altri settori industriali e domestici, grazie alle sue proprietà chimiche. È ampiamente utilizzato come agente pulente e lucidante, in particolare per superfici in marmo, granito e legno. La sua capacità di reagire con gli ossidi metallici lo rende un efficace prodotto per la rimozione della ruggine da metalli e tessuti.  

Viene impiegato come sbiancante, soprattutto per la pasta di legno nell’industria cartaria e per tessuti. Trova uso anche nell’industria conciaria, nella produzione di inchiostri, detersivi e gomma. In apicoltura, oltre al trattamento anti-varroa, viene menzionato un uso per la sterilizzazione della cera d’api riciclata. La sua versatilità come agente pulente e la sua reattività chimica, evidenti da questi molteplici impieghi industriali, rafforzano ulteriormente la necessità di maneggiarlo con cautela e di utilizzare adeguati dispositivi di protezione individuale anche quando lo si impiega per scopi apistici.   

3. Impiego dell’Acido Ossalico Contro la Varroa: Vantaggi e Meccanismo d’Azione

L’acido ossalico si è guadagnato un posto di rilievo nelle strategie di controllo della Varroa grazie a una combinazione di vantaggi specifici, sebbene il suo meccanismo d’azione sull’acaro non sia ancora completamente chiarito.

Meccanismo d’Azione (Ipotesi)

Nonostante l’uso diffuso, il meccanismo preciso attraverso cui l’acido ossalico esercita la sua azione acaricida sulla Varroa destructor rimane ignoto. L’ipotesi prevalente è che agisca principalmente per contatto. Si ritiene che l’acido penetri attraverso le membrane intersegmentali o le zampe dell’acaro, raggiungendo gli organi interni. La diffusione all’interno dell’alveare avviene per contatto diretto tra le api, che distribuiscono la sostanza mediante i loro movimenti e interazioni, inclusa la trofallassi (scambio di cibo).  

Alcune ipotesi suggeriscono parallelismi con la sua tossicità nei mammiferi, dove interferisce con il metabolismo mitocondriale e genera radicali liberi. È stato anche proposto che, analogamente ad altri acaricidi come l’amitraz, possa alterare le difese antifungine e antibatteriche presenti sulla cuticola dell’ape, anche se questo riguarderebbe più un effetto collaterale sull’ospite che un meccanismo diretto sull’acaro. Indipendentemente dal meccanismo molecolare esatto, l’effetto osservato è un’azione acaricida rapida ma di breve durata.   

Vantaggi Principali

L’impiego dell’acido ossalico offre diversi vantaggi significativi nella lotta alla Varroa:

  • Efficacia: Quando applicato correttamente in condizioni di assenza di covata, l’acido ossalico dimostra un’efficacia elevata, spesso superiore al 96% o addirittura al 98% a seconda del prodotto e del metodo utilizzato. Tuttavia, è cruciale comprendere che questa alta efficacia è strettamente condizionata all’assenza di covata opercolata. Poiché la Varroa si riproduce all’interno delle celle di covata sigillate , il trattamento risulta inefficace contro gli acari protetti dall’opercolo. Questo significa che l’uso efficace dell’acido ossalico non dipende solo dalla corretta applicazione del prodotto, ma richiede una tempistica precisa, legata al ciclo biologico della colonia (blocco di covata naturale invernale o indotto artificialmente).   
  • Basso Rischio Residui: Uno dei vantaggi più apprezzati è che l’acido ossalico, se impiegato secondo le corrette modalità (in particolare rimuovendo i melari prima del trattamento), non lascia tracce o residui chimici significativi nel miele o nella cera. Questa caratteristica è così consolidata che le autorità regolatorie europee non hanno ritenuto necessario fissare un Limite Massimo Residuale (LMR) per l’acido ossalico nel miele (Regolamento UE N. 37/2010). Anche l’impatto sull’acidità naturale del miele è considerato molto modesto. La rimozione dei melari prima del trattamento è comunque una precauzione fondamentale.  
  • Compatibilità con Apicoltura Biologica: Come già accennato, l’acido ossalico è uno dei principi attivi ammessi nei disciplinari di produzione biologica in Europa , rendendolo uno strumento fondamentale per questo settore.
  • Assenza di Resistenze Note: Ad oggi, non sono stati segnalati fenomeni di resistenza della Varroa destructor all’acido ossalico. Questo lo rende uno strumento potenzialmente sostenibile nel lungo periodo, a differenza di alcuni acaricidi di sintesi per i quali la resistenza è un problema noto. Tuttavia, il mantenimento di questa suscettibilità dipende da un uso responsabile e corretto del prodotto, inserito in una strategia di lotta integrata che preveda la rotazione dei principi attivi. Un uso improprio (es. trattamenti ripetuti in presenza di covata, dosaggi errati) potrebbe teoricamente aumentare la pressione selettiva e favorire l’insorgenza di resistenze in futuro. 
  • Tollerabilità Api: Se utilizzato rispettando scrupolosamente i dosaggi raccomandati e i periodi corretti (assenza di covata), l’acido ossalico è generalmente ben tollerato dalle api adulte. Tuttavia, è importante notare che sovradosaggi possono causare un aumento della mortalità delle api operaie. Alcuni studi suggeriscono che il metodo per sublimazione possa essere meglio tollerato rispetto al gocciolamento o spruzzatura. 
  • Costo: L’acido ossalico è spesso considerato un trattamento relativamente economico rispetto ad altri acaricidi disponibili sul mercato.

In sintesi, l’acido ossalico è uno strumento prezioso, ma la sua efficacia è legata a un utilizzo informato e preciso, che tenga conto delle sue specificità, in particolare la necessità di operare in assenza di covata.

4. Prodotti Veterinari Autorizzati a Base di Acido Ossalico

Per garantire la sicurezza dell’operatore, la salute delle api, l’assenza di residui problematici nei prodotti dell’alveare e l’efficacia del trattamento, è fondamentale utilizzare esclusivamente medicinali veterinari specificamente autorizzati per l’uso in apicoltura contro la Varroa.

Necessità di Usare Prodotti Autorizzati

Le normative vigenti in Italia e in Europa, così como le buone pratiche veterinarie, richiedono o raccomandano fortemente l’impiego di farmaci registrati. L’utilizzo di acido ossalico di grado tecnico o puro, acquistato tramite canali non destinati all’uso veterinario (es. ferramenta, negozi di prodotti chimici), potrebbe non essere conforme alla legge e comportare rischi. È responsabilità dell’apicoltore verificare le normative specifiche vigenti nel proprio Paese.  

  • Purezza del principio attivo: Assicurano l’assenza di contaminanti potenzialmente dannosi.
  • Dosaggio standardizzato: La concentrazione del principio attivo è precisa e controllata, permettendo un dosaggio accurato per ogni alveare. 
  • Formulazione testata: La formulazione (polvere, soluzione, ecc.) è studiata per garantire stabilità, solubilità e una corretta applicazione.
  • Sicurezza comprovata: Sono stati sottoposti a studi per valutarne la sicurezza per le api, per l’apicoltore (se manipolati secondo istruzioni) e per il consumatore finale dei prodotti dell’alveare. 
  • Istruzioni d’uso chiare: Forniscono indicazioni precise su preparazione, dosaggio, modalità di somministrazione, precauzioni e tempi di attesa.

La disponibilità sul mercato di acido ossalico puro/tecnico a prezzi potenzialmente inferiori rispetto ai farmaci veterinari registrati può creare una tentazione per gli apicoltori. Tuttavia, i vantaggi in termini di sicurezza, legalità, efficacia controllata e tracciabilità offerti dai prodotti autorizzati giustificano ampiamente il loro utilizzo prioritario. 

Panoramica dei Farmaci Disponibili (in base alle fonti fornite)

Diversi medicinali veterinari a base di acido ossalico sono autorizzati e disponibili sul mercato italiano ed europeo. Le formulazioni variano, offrendo una certa flessibilità ma richiedendo attenzione alle specifiche modalità d’uso.

  • Api-Bioxal: Prodotto da Chemicals Laif, è disponibile sia come polvere solubile (contenente acido ossalico diidrato all’88.6% p/p, ovvero 886 mg/g) sia come soluzione liquida pronta all’uso, anche in formulazione con glicerolo. È consentito in apicoltura biologica e può essere somministrato sia per gocciolamento sia per sublimazione/vaporizzazione. È importante notare che, secondo una delle fonti , Api-Bioxal è l’unico farmaco a base di acido ossalico attualmente autorizzato in Italia per l’applicazione tramite sublimazione. L’efficacia riportata è elevata (>96%) se usato correttamente in assenza di covata.  
  • Oxuvar: Prodotto da Andermatt BioVet GmbH, è una soluzione acquosa contenente acido ossalico diidrato al 5.7% p/p. È indicato per l’applicazione tramite gocciolamento o spruzzatura sui favi. È anch’esso ammesso in apicoltura biologica.  
  • OxyBee: Commercializzato da Veto-Pharm o Dany Bienenwohl GmbH, è una soluzione per dispersione contenente acido ossalico diidrato (39.4 mg/ml), glicerolo, saccarosio e oli essenziali (anice ed eucalipto). Viene fornito in un kit da miscelare al momento dell’uso (sciogliendo il saccarosio nella soluzione di acido/glicerolo). È consentito in apicoltura biologica e si utilizza esclusivamente per gocciolamento. Vanta un’efficacia riportata superiore al 98%. Una caratteristica distintiva è che la soluzione miscelata può essere conservata in frigorifero fino a un anno, a differenza di altre preparazioni estemporanee. La presenza di glicerolo potrebbe contribuire a questa stabilità e, potenzialmente, a migliorare la persistenza del prodotto sulle api o la sua tollerabilità, come suggerito dalla maggiore durata menzionata.  
  • VarroMed: Prodotto da BeeVital GmbH, è una dispersione pronta all’uso che combina due principi attivi: acido ossalico diidrato (44 mg/ml) e acido formico (5 mg/ml). Si somministra per gocciolamento. Grazie alla presenza dell’acido formico, può avere una certa efficacia anche in presenza di covata, rendendolo utilizzabile in diversi periodi dell’anno (primavera, estate/autunno, inverno) , sebbene l’efficacia massima della componente ossalica si ottenga sempre in assenza di covata. È ammesso in apicoltura biologica.  

Oltre a questi farmaci specifici, vengono menzionati diversi accessori utili per la somministrazione, come dosatori (Dosa-Laif, Enolapi Injector) e sublimatori di varie marche (Oxalika, Bioletalvarroa).  

La tabella seguente riassume le caratteristiche principali dei prodotti menzionati, basandosi sulle informazioni disponibili nelle fonti fornite.

Tabella 1: Prodotti Veterinari Autorizzati a Base di Acido Ossalico (Italia/Europa – Basato su Fonti Fornite)

Nome Commerciale Azienda Produttrice (se indicata) Principio/i Attivo/i e Concentrazione (se indicata) Formulazione Metodo/i di Somministrazione Autorizzato/i Note Fonti
Api-Bioxal Chemicals Laif Acido Ossalico Diidrato (886 mg/g) Polvere solubile Gocciolato, Sublimato Bio. Efficacia >96%. Unico per sublimazione in IT.
Api-Bioxal Liquido Chemicals Laif Acido Ossalico Diidrato (62 mg/ml o con Glicerolo) Soluzione pronta Gocciolato Bio. Pronta all’uso.
Oxuvar 5.7% Andermatt BioVet GmbH Acido Ossalico Diidrato (5.7% p/p) Soluzione Gocciolato, Spruzzato Bio.
OxyBee Veto-Pharm / Dany Bienenwohl GmbH Acido Ossalico Diidrato (39.4 mg/ml) + Glicerolo + Saccarosio + Oli Essenziali Soluzione per dispersione (da miscelare) Gocciolato Bio. Efficacia >98%. Conservabile 1 anno in frigo dopo miscelazione.
VarroMed BeeVital GmbH Acido Ossalico Diidrato (44 mg/ml) + Acido Formico (5 mg/ml) Dispersione pronta Gocciolato Bio. Utilizzabile in diversi periodi.

Nota: Le informazioni riportate si basano esclusivamente sugli snippet forniti. Fare sempre riferimento all’etichetta aggiornata del prodotto e alle normative locali.

5. Come Somministrare l’Acido Ossalico: Metodi a Confronto

Esistono principalmente tre metodi per somministrare l’acido ossalico alle api per il controllo della Varroa: gocciolamento, sublimazione (o vaporizzazione) e spruzzatura. I più diffusi sono i primi due. La scelta del metodo dipende da vari fattori, tra cui il numero di alveari, l’attrezzatura disponibile, le preferenze dell’apicoltore, le condizioni ambientali e le normative specifiche (ad esempio, riguardo ai prodotti autorizzati per ciascun metodo).  

Metodo Gocciolato (Trickling/Dripping)

Questo metodo consiste nell’applicare una soluzione zuccherina contenente acido ossalico direttamente sulle api presenti negli spazi tra i favi (interfavi). La diffusione del principio attivo all’interno della colonia avviene principalmente per contatto fisico tra le api durante le loro normali attività e interazioni, compreso lo scambio di cibo (trofallassi).   

Preparazione della Soluzione: È fondamentale seguire scrupolosamente le istruzioni fornite con il medicinale veterinario autorizzato che si sta utilizzando. Le ricette “fai da te” o generiche trovate in letteratura o online possono essere imprecise, obsolete o non conformi alle normative, comportando rischi di sotto o sovra-dosaggio.   

  • Prodotti Pronti o da Miscelare: Alcuni prodotti come Api-Bioxal Liquido o VarroMed sono pronti all’uso. Altri, come Api-Bioxal polvere o OxyBee, richiedono una preparazione.  
  • Api-Bioxal Polvere: Va sciolta in uno sciroppo di acqua e zucchero (tipicamente 1:1 in peso o volume). Seguire le proporzioni indicate sull’etichetta del prodotto.
  • OxyBee: Richiede lo scioglimento delle bustine di saccarosio fornite nella bottiglia contenente la soluzione di acido ossalico e glicerolo. Agitare bene fino a completa dissoluzione.  
  • Temperatura: La soluzione dovrebbe essere applicata tiepida, a una temperatura di circa 30-35°C, per evitare di raffreddare eccessivamente le api, specialmente durante i trattamenti invernali.   
  • Ricette Generiche (Cautela): Alcune fonti riportano ricette generiche , ma è sconsigliato basarsi su di esse. Ad esempio, una fonte menziona una ricetta con 100g di acido ossalico per litro di sciroppo 1:1, giudicandola però “troppo concentrata” e suggerendone altre con dosi inferiori (es. 80g o 35g per diverse quantità di acqua/zucchero). Questa variabilità e le critiche interne sottolineano il rischio di errori con preparazioni non standardizzate e rafforzano la raccomandazione di usare i dosaggi testati e approvati dei farmaci registrati.  

Applicazione:

  • Strumenti: Si utilizza una siringa graduata di capacità adeguata (es. 50ml o 100ml) o una pistola dosatrice specifica per apicoltura. Siringhe con un beccuccio più largo possono facilitare il gocciolamento dello sciroppo denso.  
  • Dosaggio: La dose standard è di 5 ml di soluzione per ogni spazio interfavo occupato dalle api. Alcuni prodotti (es. Oxybee) indicano 5-6 ml per interfavo.   
  • Procedura: Aprire l’arnia, contare rapidamente il numero di spazi tra i telaini effettivamente coperti dalle api, moltiplicare questo numero per 5 (o 5-6) ml per calcolare la dose totale per quell’alveare. Aspirare la dose calcolata nella siringa e distribuirla uniformemente gocciolando la soluzione direttamente sulle api presenti negli spazi interfavo. È importante operare rapidamente per minimizzare il disturbo alla colonia e la dispersione di calore, specialmente in inverno.   
  • Dose Massima: Non superare la dose massima indicata per colonia (es. 50 ml per un’arnia standard da 10 favi Dadant completamente pieni di api , o 54 ml per Oxybee ). Ridurre la dose proporzionalmente per colonie più deboli o che occupano meno favi.   

Attrezzatura: Oltre al farmaco, sono necessari un contenitore pulito (non destinato ad alimenti) per l’eventuale miscelazione, una fonte di calore moderato per portare la soluzione a temperatura, una siringa o pistola dosatrice e i dispositivi di protezione individuale (DPI).  

Metodo Sublimato/Vaporizzato

Questo metodo prevede il riscaldamento dell’acido ossalico (generalmente in forma diidrata in polvere) all’interno dell’arnia chiusa, utilizzando un apposito apparecchio chiamato sublimatore o vaporizzatore. Il calore provoca la sublimazione dell’acido, ovvero il suo passaggio diretto dallo stato solido a quello gassoso (vapore). Questi vapori si diffondono nell’ambiente dell’arnia e si depositano sotto forma di microcristalli sulle superfici interne, sui favi e sulle api stesse, esercitando l’azione acaricida per contatto sulla Varroa.   

Attrezzatura: È indispensabile un sublimatore specifico. Esistono diversi modelli sul mercato, alimentati elettricamente (da rete o batteria) o a gas, con differenti capacità e caratteristiche. Alcuni modelli (es. Oxalika Premium, Pro) sono dotati di controllo della temperatura, un aspetto importante per garantire che l’acido sublimi correttamente senza degradarsi a causa di un surriscaldamento eccessivo (temperature superiori a 400-500°C possono decompore l’acido). La qualità e l’efficacia dei vaporizzatori possono variare.   

Procedura:

  • Seguire le Istruzioni: È essenziale seguire attentamente sia le istruzioni d’uso del sublimatore sia quelle del medicinale veterinario autorizzato (in Italia, Api-Bioxal per questo metodo ).  
  • Dosaggio: Il dosaggio di Api-Bioxal polvere raccomandato per la sublimazione è indicativamente di 2.3 grammi per arnia. Utilizzare l’apposito misurino fornito o una bilancia di precisione.  
  • Applicazione: Pesare la dose corretta di acido ossalico e inserirla nell’apposito serbatoio o coppetta del sublimatore. Chiudere l’arnia, sigillando eventuali aperture (es. rete antivarroa sul fondo, coprifavo) per evitare la fuoriuscita dei vapori. Inserire l’ugello del sublimatore (preriscaldato se necessario) attraverso l’apertura di volo. Avviare il processo di sublimazione per il tempo indicato dal produttore dell’apparecchio (es. 3 minuti per Oxalika Basic ). Al termine della sublimazione, rimuovere l’apparecchio e mantenere l’arnia chiusa per un ulteriore periodo (es. 10-15 minuti) per permettere ai vapori di depositarsi. 
  • Raffreddamento: Se si utilizza un sublimatore senza controllo della temperatura, è necessario lasciarlo raffreddare (eventualmente immergendo la coppetta in acqua) tra un trattamento e l’altro per evitare il surriscaldamento.  
  • Sicurezza: Questo metodo richiede particolari precauzioni per l’operatore a causa della produzione di vapori di acido ossalico (vedi Sezione 9).

Note Specifiche: Come già ricordato, in Italia l’unico farmaco veterinario autorizzato per la somministrazione tramite sublimazione è Api-Bioxal. L’uso di acido ossalico tecnico o di altri prodotti non registrati per questo metodo è sconsigliato e potenzialmente non conforme. 

Metodo Spruzzato (Spraying)

Meno comune rispetto ai precedenti, questo metodo consiste nel nebulizzare una soluzione acquosa di acido ossalico (generalmente senza zucchero) direttamente sulle facciate dei favi coperti dalle api.  

Preparazione e Applicazione:

  • Soluzione: Una ricetta esempio menzionata prevede 28 grammi di acido ossalico diidrato in 1000 ml di acqua distillata. Come per il gocciolato, è preferibile utilizzare le concentrazioni indicate dai prodotti autorizzati per questo uso (es. Oxuvar ).  
  • Applicazione: Richiede l’estrazione dei singoli favi dall’arnia. Si spruzzano circa 3-4 ml di soluzione su ciascun lato del favo coperto da api. Per trattare sciami o pacchi d’api, si indica una dose di 20-25 ml di soluzione per ogni chilogrammo di api. È consigliabile effettuare il trattamento nelle ore più calde della giornata e con temperature superiori ai 10°C, per permettere alle api di asciugarsi.  
  • Efficacia: Uno studio comparativo ha riportato un’efficacia per questo metodo simile a quella del gocciolamento e inferiore a quella della sublimazione, ma i risultati possono variare.   

Tabella 2: Confronto Metodi di Somministrazione dell’Acido Ossalico

Caratteristica Metodo Gocciolato Metodo Sublimato/Vaporizzato Metodo Spruzzato
Principio Soluzione zuccherina gocciolata tra i favi, azione per contatto/trofallassi Polvere riscaldata, vapori depositati su api/superfici, azione per contatto Soluzione acquosa spruzzata sui favi estratti, azione per contatto
Vantaggi Principali Attrezzatura semplice ed economica. Relativamente rapido per poche arnie. Non richiede apertura dell’arnia (minor disturbo/dispersione calore). Potenzialmente più efficace e meglio tollerato. Può raggiungere bene le api sui favi.
Svantaggi Principali Richiede apertura arnia (disturbo, dispersione calore in inverno). Tollerabilità api leggermente inferiore a sublimato. Rischio errori preparazione “fai da te”. Richiede attrezzatura specifica (costo). Rischio maggiore per l’operatore (vapori). Normativa specifica sui prodotti (Api-Bioxal in IT ). Efficacia dipende da qualità apparecchio. Richiede estrazione favi (lento, laborioso, disturbo elevato). Meno diffuso.
Efficacia Relativa (in assenza di covata) Buona (>96% con Api-Bioxal ), ma inferiore a sublimato secondo (21%). Potenzialmente la più alta (82% secondo ; >96% con Oxalika ). Simile a gocciolato secondo (26%).
Tollerabilità Api Generalmente buona con dosi corrette, ma inferiore a sublimato secondo. Zucchero può influire. Potenzialmente migliore. Simile a gocciolato.
Note Usare soluzione tiepida (30-35°C). Seguire dosi prodotto autorizzato. Indispensabile DPI adeguato (respiratore!). Controllo temperatura migliora sicurezza/efficacia. Effettuare in ore calde (>10°C).

6. Trattamento Efficace: Dosaggio, Concentrazione e Tempistica Ideale

Per massimizzare l’efficacia del trattamento con acido ossalico contro la Varroa e minimizzare i rischi per le api, è essenziale prestare la massima attenzione a dosaggio, concentrazione della soluzione (se applicabile) e, soprattutto, alla tempistica dell’intervento in relazione al ciclo della covata.

Seguire Sempre le Istruzioni del Prodotto

La regola fondamentale è attenersi scrupolosamente alle indicazioni riportate sull’etichetta e sul foglietto illustrativo del medicinale veterinario autorizzato che si sta impiegando. Ogni prodotto (Api-Bioxal, Oxuvar, Oxybee, VarroMed) ha una sua specifica formulazione, concentrazione e modalità d’uso raccomandata dal produttore, frutto di studi di efficacia e sicurezza. Le ricette generiche o i dosaggi trovati in fonti non ufficiali o datate vanno considerati puramente indicativi o potenzialmente inappropriati e non dovrebbero sostituire le istruzioni del farmaco registrato. L’uso di dosaggi o concentrazioni errate può compromettere l’efficacia del trattamento o, peggio, causare danni alle api.  

Dosaggi Specifici Riportati (Esempi dai Prodotti)

A titolo esemplificativo, si riportano alcuni dosaggi specifici menzionati nelle fonti per i diversi metodi, riferiti a prodotti autorizzati:

  • Metodo Gocciolato:
    • La dose per interfavo occupato da api è generalmente di 5 ml o 5-6 ml. 
    • La dose massima totale per un alveare standard (10 favi Dadant pieni di api) non dovrebbe superare i 50-54 ml. La dose va adattata alla forza effettiva della colonia.  
  • Metodo Sublimato:
    • Per Api-Bioxal in polvere, il dosaggio indicativo è di 2.3 grammi per arnia.   
  • Metodo Spruzzato:
    • Si indicano 3-4 ml di soluzione per facciata di favo coperta da api.   
    • Per sciami o pacchi d’api, la dose è di 20-25 ml di soluzione per chilogrammo di api.
      Ribadiamo che questi sono esempi e il dosaggio preciso da utilizzare è quello specificato per il prodotto acquistato.

L’Importanza Cruciale dell’Assenza di Covata

Questo è il fattore più critico che determina il successo di un trattamento a base di acido ossalico. L’acido ossalico agisce per contatto sugli acari presenti sulle api adulte (fase foretica), ma non ha effetto sulle Varroe che si trovano all’interno delle celle di covata opercolata, dove avviene la riproduzione del parassita. L’opercolo di cera funge da scudo protettivo. Pertanto, effettuare un trattamento con acido ossalico in presenza di covata opercolata significa lasciare indisturbata una parte significativa (spesso la maggioranza) della popolazione di acari, rendendo il trattamento largamente inefficace.  

Di conseguenza, i periodi ideali per l’applicazione dell’acido ossalico sono quelli in cui la colonia è naturalmente priva di covata o quando l’assenza di covata viene indotta artificialmente dall’apicoltore:

  • Blocco Naturale Invernale: Nella maggior parte dei climi temperati, le colonie interrompono o riducono drasticamente la deposizione durante i mesi più freddi (tipicamente novembre-dicembre in Italia). Questo periodo rappresenta la finestra temporale ottimale per il trattamento invernale con acido ossalico.  
  • Blocco di Covata Indotto: L’apicoltore può creare artificialmente un periodo di assenza di covata in altri momenti dell’anno (es. in estate, dopo il raccolto principale) utilizzando tecniche specifiche come l’ingabbiamento della regina per circa 21-24 giorni o l’asportazione totale della covata presente. Queste biotecniche permettono di effettuare un trattamento efficace con acido ossalico anche al di fuori del periodo invernale.  
  • Sciami: Gli sciami naturali appena raccolti o gli sciami artificiali (pacchi d’api) sono naturalmente privi di covata opercolata e rappresentano quindi un momento ideale per un trattamento efficace con acido ossalico.  

La necessità di operare in assenza di covata lega strettamente l’uso dell’acido ossalico alle pratiche di gestione dell’alveare. L’apicoltore deve essere in grado di valutare correttamente lo stato della covata all’interno delle colonie o, se necessario, di implementare tecniche di blocco della covata. Questo richiede una maggiore conoscenza e un impegno gestionale superiore rispetto all’applicazione di trattamenti che sono efficaci anche in presenza di covata (come alcuni acaricidi di sintesi o l’acido formico, menzionati in ).   

Condizioni Ambientali

Anche le condizioni meteorologiche al momento del trattamento possono influenzarne l’esito e la tollerabilità per le api:

  • Temperatura: È importante rispettare le temperature minime indicate per l’applicazione. Per Oxybee (gocciolato) si raccomanda una temperatura esterna minima di 3°C. Per il gocciolato e lo spruzzato, una fonte suggerisce temperature superiori ai 10°C, specialmente se si apre l’arnia, per permettere alle api di asciugarsi e mantenere la temperatura del glomere. Temperature eccessivamente elevate potrebbero invece causare problemi, specialmente con la sublimazione (evaporazione troppo rapida e potenziale stress termico o degradazione dell’acido), anche se i dati specifici forniti riguardano l’acido formico.  
  • Condizioni Generali: È preferibile effettuare i trattamenti (specialmente gocciolato e spruzzato che richiedono l’apertura dell’arnia) in giornate calme, senza vento e preferibilmente nelle ore centrali e più calde della giornata durante il periodo invernale.  

In conclusione, l’efficacia del trattamento con acido ossalico non dipende da un singolo fattore, ma è il risultato di un sistema complesso che richiede la scelta del prodotto autorizzato corretto, il rispetto rigoroso del dosaggio e delle modalità d’uso, l’applicazione nel momento biologico ottimale (assenza di covata) e la considerazione delle condizioni ambientali. Trascurare uno qualsiasi di questi aspetti può compromettere seriamente l’efficacia dell’intervento.

7. Quanto è Efficace l’Acido Ossalico Contro la Varroa?

L’efficacia dell’acido ossalico nel controllo della Varroa destructor è un argomento di grande interesse per gli apicoltori. I dati disponibili indicano che può essere molto efficace, ma i risultati dipendono fortemente dalle condizioni di applicazione.

Percentuali di Efficacia Riportate

Numerose fonti indicano percentuali di efficacia elevate per i trattamenti a base di acido ossalico, a condizione che vengano eseguiti correttamente e, soprattutto, in assenza di covata opercolata.

  • Per Api-Bioxal (sia gocciolato che sublimato), viene riportata un’ottima efficacia, superiore al 96%.  
  • Per Oxybee (gocciolato), l’efficacia dichiarata è superiore al 98%.  
  • Per i vaporizzatori Oxalika, viene indicata un’efficacia superiore al 96%.  

Questi valori suggeriscono che, in condizioni ideali, l’acido ossalico è uno strumento molto potente per abbattere la popolazione di Varroa foretica. Tuttavia, è importante considerare anche altri dati. Uno studio comparativo menzionato in una fonte ha riportato tassi di mortalità della Varroa differenti a seconda del metodo: 81.97% per la sublimazione, 20.57% per il gocciolamento e 25.86% per l’irrorazione (spruzzatura). I valori relativamente bassi riportati in questo studio per gocciolamento e spruzzatura contrastano con le alte percentuali di efficacia (>96%) citate altrove. Questa discrepanza potrebbe essere dovuta a differenze nelle condizioni sperimentali specifiche (es. presenza di covata residua non rilevata, protocollo di applicazione, ceppo di api o Varroa, condizioni ambientali) o alla metodologia di valutazione. Ciò sottolinea come l’efficacia non sia un valore assoluto e fisso, ma possa variare significativamente. La condizione imprescindibile per raggiungere le massime percentuali di efficacia rimane comunque l’assenza totale di covata opercolata.  

Fattori Chiave che Influenzano l’Efficacia

Diversi fattori interagiscono nel determinare l’efficacia reale di un trattamento con acido ossalico sul campo:

  • Presenza/Assenza di Covata: Come ripetutamente sottolineato, questo è il fattore più determinante. Qualsiasi quantità di covata opercolata presente al momento del trattamento ridurrà drasticamente l’efficacia complessiva, poiché gli acari al suo interno sopravvivranno. 
  • Metodo di Somministrazione: Sebbene tutti i metodi possano essere efficaci in assenza di covata, alcune evidenze suggeriscono che la sublimazione possa raggiungere percentuali di mortalità della Varroa leggermente superiori rispetto al gocciolamento o alla spruzzatura, forse per una migliore distribuzione dei microcristalli all’interno dell’arnia. Tuttavia, altri dati confermano un’alta efficacia (>96%) anche per il metodo gocciolato se eseguito correttamente. La qualità dell’applicazione (es. uniformità del gocciolamento, efficienza del sublimatore ) è cruciale per ogni metodo.  
  • Dosaggio e Concentrazione: Utilizzare una dose insufficiente di acido ossalico comporterà un’efficacia ridotta. Al contrario, un sovradosaggio non aumenta necessariamente l’efficacia contro la Varroa ma incrementa il rischio di tossicità per le api. È fondamentale attenersi ai dosaggi raccomandati per il prodotto specifico.  
  • Condizioni Ambientali: Temperature troppo basse possono ridurre l’attività delle api e la diffusione del prodotto (specialmente per gocciolato), mentre temperature troppo alte potrebbero influenzare l’evaporazione (sublimato) o la stabilità della soluzione.
  • Livello di Infestazione Iniziale: In caso di infestazioni estremamente elevate, un singolo trattamento con acido ossalico, pur efficace in percentuale, potrebbe non essere sufficiente a riportare la popolazione di acari sotto la soglia di danno. In questi casi, potrebbe essere necessario integrare con altre strategie o ripetere il trattamento (se consentito e appropriato, es. dopo un ciclo di covata se si usa blocco indotto). L’acido ossalico viene talvolta usato come trattamento di “pulizia” dopo altri acaricidi se l’infestazione rimane problematica.   
  • Reinfestazione: L’efficacia di un trattamento a livello di singolo alveare può essere compromessa dalla reinfestazione dovuta alla deriva di api o al saccheggio da parte di colonie vicine non trattate o trattate inefficacemente. Questo evidenzia l’importanza di un approccio coordinato al trattamento a livello di apiario e, idealmente, di area.   

In conclusione, le dichiarazioni di efficacia molto elevate (es. >96-98%) sono realistiche ma si riferiscono a condizioni di applicazione ottimali, in particolare la totale assenza di covata e l’uso corretto di prodotti e metodi standardizzati. Nella pratica di campo, dove le condizioni possono non essere perfette, l’efficacia reale potrebbe risultare inferiore. La potenziale variabilità nei risultati e l’esistenza di dati a volte discordanti o di attrezzature con efficacia diversa rafforzano l’importanza di affidarsi a medicinali veterinari autorizzati, attrezzature testate e protocolli di applicazione consolidati, piuttosto che basarsi su dati isolati o metodi non validati.  

8. Rischi Potenziali: Effetti sulle Api e Residui nel Miele

Sebbene l’acido ossalico sia uno strumento prezioso, il suo utilizzo non è privo di rischi, sia per le api che, potenzialmente, per i prodotti dell’alveare se non vengono seguite le corrette procedure. È fondamentale bilanciare l’efficacia acaricida con la sicurezza per la colonia.

Impatto sulle Api (Adulti e Covata)

  • Tossicità Potenziale e Sovradosaggio: L’acido ossalico può essere tossico per le api adulte se somministrato a dosi o concentrazioni eccessive. Studi hanno dimostrato che il sovradosaggio può portare a un aumento della mortalità delle api operaie nei giorni successivi al trattamento. Tuttavia, è stato anche osservato (specificamente per Oxybee) che un sovradosaggio potrebbe non influire in modo significativo sullo sviluppo a lungo termine della colonia. Questo suggerisce l’esistenza di una “finestra terapeutica”: un intervallo tra la dose efficace contro la Varroa e la dose tossica per le api. Operare all’interno di questa finestra richiede precisione nel dosaggio, sottolineando ancora una volta l’importanza di seguire le istruzioni dei prodotti autorizzati.   
  • Effetti sulla Covata: Poiché i trattamenti con acido ossalico sono progettati per essere eseguiti in assenza di covata per massimizzarne l’efficacia, l’impatto diretto sulla covata è generalmente limitato. Tuttavia, la covata giovane (uova e larve non opercolate) è particolarmente sensibile. Condizioni di trattamento estreme, come l’uso della sublimazione a temperature eccessivamente alte (inferenza basata su che discute il surriscaldamento, e che riporta mortalità di covata con acido formico a T>29.5°C), potrebbero potenzialmente danneggiare la covata eventualmente presente.  
  • Tollerabilità Comparata tra Metodi: Esistono indicazioni che il metodo di somministrazione influenzi la tollerabilità da parte delle api. Uno studio ha rilevato che la sublimazione causava una mortalità delle api operaie significativamente inferiore (da 3 a 12 volte meno nei 10 giorni successivi) rispetto ai metodi per gocciolamento o spruzzatura. Per il metodo gocciolato, è stato suggerito che ridurre la concentrazione di zucchero nello sciroppo (es. da 1000g/L a 400g/L) possa diminuire il danno alle api , forse riducendo l’ingestione o l’effetto osmotico dello sciroppo stesso.   
  • Meccanismo Tossico (Api): Le ipotesi sul meccanismo di tossicità per le api includono la penetrazione dell’acido attraverso la cuticola fino agli organi interni o un’alterazione delle difese naturali presenti sulla cuticola stessa.   

Residui nel Miele e Prodotti dell’Alveare

Uno dei principali punti di forza dell’acido ossalico è il suo basso rischio di contaminazione dei prodotti dell’alveare, in particolare del miele, se utilizzato correttamente.

  • Rischio Basso con Uso Corretto: Numerose fonti confermano che, seguendo le procedure raccomandate, l’acido ossalico non lascia tracce o residui chimici rilevanti o problematici nel miele. Essendo un componente naturale del miele stesso (anche se in piccole quantità), un leggero aumento temporaneo dovuto al trattamento non è generalmente considerato preoccupante.   
  • Status Normativo: Coerentemente con il basso rischio, le autorità europee non hanno stabilito un Limite Massimo Residuale (LMR) per l’acido ossalico nel miele (Reg. UE 37/2010). Questo facilita l’uso del prodotto dal punto di vista normativo.   
  • Impatto sull’Acidità: L’acido ossalico è un acido, ma il suo impatto sull’acidità libera totale del miele (un parametro di qualità con un limite normativo, Dir. 2001/110/CE) è considerato molto modesto e generalmente non tale da alterare le caratteristiche del prodotto.   
  • Precauzione Fondamentale: Rimuovere i Melari: Nonostante il basso rischio intrinseco e l’assenza di LMR, è una regola tassativa e universalmente raccomandata rimuovere sempre i melari destinati al consumo umano prima di effettuare qualsiasi trattamento con acido ossalico. Si consiglia inoltre di attendere 1-2 giorni dopo il trattamento prima di rimettere i melari, per permettere l’eliminazione di eventuali residui superficiali dall’ambiente dell’arnia. Questa pratica non è solo una misura precauzionale aggiuntiva, ma una procedura essenziale per garantire la massima qualità e sicurezza del miele, mantenendo la fiducia del consumatore e aderendo alle buone pratiche apistiche, indipendentemente dai limiti normativi specifici. Rappresenta un vincolo operativo importante da considerare nella pianificazione dei trattamenti.  

9. La Sicurezza dell’Apicoltore Prima di Tutto: Precauzioni Indispensabili

L’uso dell’acido ossalico in apicoltura, sebbene efficace contro la Varroa, comporta rischi significativi per la salute dell’operatore. La sua tossicità per l’uomo richiede l’adozione rigorosa di misure di protezione individuale e precauzioni durante la manipolazione e l’applicazione.

Tossicità per l’Uomo

L’acido ossalico è classificato come sostanza nociva e tossica per l’uomo. L’esposizione può avvenire per contatto cutaneo, contatto oculare, ingestione o inalazione (di polvere o vapori/aerosol).   

  • Effetti Acuti: È nocivo se ingerito o se assorbito attraverso la pelle. Può causare gravi lesioni oculari in caso di contatto diretto. L’inalazione di polveri o vapori può irritare le vie respiratorie.   
  • Effetti Sistemici e a Lungo Termine: L’acido ossalico assorbito può legarsi al calcio nel sangue e nei tessuti, formando cristalli di ossalato di calcio insolubili. Questo può portare a irritazione dell’intestino e dei reni, e nei casi più gravi o con esposizioni ripetute, può contribuire alla formazione di calcoli renali, che sono spesso composti proprio da ossalato di calcio. In casi di avvelenamento acuto (ossalismo), si possono verificare lesioni gastrointestinali e renali, oltre a disturbi nervosi. I danni possono essere gravi e potenzialmente letali.

Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) Obbligatori

Data la tossicità dell’acido ossalico, l’uso corretto dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) non è una semplice raccomandazione, ma una necessità assoluta per prevenire esposizioni pericolose. È fondamentale indossare i seguenti DPI durante tutte le fasi di manipolazione (pesatura, miscelazione) e applicazione (gocciolamento, sublimazione, spruzzatura):

  • Protezione Respiratoria: Questo è l’aspetto più critico, specialmente durante la manipolazione della polvere e l’applicazione per sublimazione, che genera vapori/aerosol. È indispensabile utilizzare una maschera respiratoria (semimaschera o pieno facciale) dotata di filtri combinati appropriati. Le raccomandazioni indicano filtri di tipo ABE1P3R o, come minimo, FFP2/FFP3 (per le particelle/polveri) abbinati a una cartuccia contro i vapori organici/acidi. Il filtro P3 (o FFP3) protegge dalle particelle fini e dagli aerosol, mentre i filtri A, B, E proteggono rispettivamente da vapori organici, gas e vapori inorganici, gas e vapori acidi. È cruciale scegliere il filtro corretto e assicurarsi che sia in buono stato e conservato correttamente (es. con i tappi chiusi quando non in uso ) per mantenere la sua efficacia. La necessità di una protezione respiratoria così specifica evidenzia come l’inalazione rappresenti una delle vie di esposizione più pericolose.  
  • Protezione Occhi: Indossare occhiali di sicurezza a tenuta (tipo “a maschera”) o una visiera protettiva che copra l’intero volto per prevenire schizzi di soluzione o contatto con polveri/vapori.  
  • Protezione Mani: Utilizzare guanti impermeabili e resistenti agli agenti chimici (es. nitrile, neoprene). I normali guanti da apicoltura in pelle potrebbero non offrire una protezione adeguata contro le soluzioni liquide.  
  • Protezione Corpo: Indossare indumenti a maniche lunghe e pantaloni lunghi, preferibilmente una tuta da lavoro o la tuta da apicoltore completa, per coprire tutta la pelle esposta. Indossare scarpe chiuse e calzini.   

È importante notare la potenziale discrepanza tra la percezione dell’acido ossalico come trattamento “naturale” o “biologico” e il livello di rischio reale per l’operatore, che richiede DPI di livello industriale. Questa apparente contraddizione (“naturale” ma pericoloso) può portare a sottovalutare i rischi. È quindi essenziale che la comunicazione sulla sicurezza contrasti attivamente questa possibile errata percezione e sottolinei l’obbligatorietà delle misure di protezione.   

Precauzioni Generali

Oltre ai DPI, seguire queste precauzioni generali durante la manipolazione e l’uso:

  • Manipolare l’acido ossalico (specialmente la polvere) con estrema cautela per evitare la dispersione di polvere e il contatto diretto.
  • Lavorare sempre in un’area ben ventilata, preferibilmente all’aperto, durante la miscelazione delle soluzioni o l’uso del sublimatore.
  • Non utilizzare mai utensili o contenitori destinati al cibo o alle bevande per preparare o conservare le soluzioni di acido ossalico. Etichettare chiaramente tutti i contenitori utilizzati.  
  • Leggere attentamente e seguire tutte le istruzioni di sicurezza riportate sull’etichetta del medicinale veterinario e sulla relativa Scheda di Dati di Sicurezza (SDS), se disponibile.  
  • In caso di contatto accidentale con la pelle o gli occhi, lavare immediatamente e abbondantemente con acqua e consultare un medico. In caso di ingestione o inalazione significativa, cercare immediatamente assistenza medica.

La sicurezza dell’apicoltore deve avere la priorità assoluta. Non bisogna mai abbassare la guardia quando si manipola l’acido ossalico.

10. Quadro Normativo: Status Legale dell’Acido Ossalico in Apicoltura (Italia/Europa)

L’impiego dell’acido ossalico per il trattamento della varroatosi in apicoltura è soggetto a un quadro normativo specifico a livello europeo e nazionale, volto a garantire l’efficacia del controllo della malattia, la sicurezza per le api, per l’operatore e per il consumatore finale dei prodotti dell’alveare.

Uso di Medicinali Veterinari Autorizzati

La normativa europea e italiana in materia di sanità animale e farmaco veterinario spinge chiaramente verso l’utilizzo esclusivo di medicinali veterinari specificamente registrati e autorizzati per l’indicazione terapeutica “trattamento della varroatosi” nelle api mellifere. L’acquisto e l’impiego di questi farmaci (come Api-Bioxal, Oxuvar, Oxybee, VarroMed, precedentemente elencati) garantiscono che il prodotto abbia superato i controlli di qualità, sicurezza ed efficacia richiesti dalle autorità competenti (Ministero della Salute in Italia, EMA a livello europeo).   

L’utilizzo di acido ossalico non registrato come farmaco veterinario (es. acido ossalico tecnico o per uso chimico) per trattare le api è generalmente considerato non conforme alle normative vigenti e alle buone pratiche veterinarie. Tale pratica, oltre a comportare potenziali rischi legati alla purezza e al dosaggio incerti, potrebbe esporre l’apicoltore a sanzioni amministrative e compromettere la commercializzazione dei prodotti dell’alveare. È fondamentale verificare sempre la legislazione specifica del proprio Paese. In Italia, ad esempio, viene specificato che l’unico prodotto autorizzato per la somministrazione tramite sublimazione è Api-Bioxal. Questo approccio normativo, che privilegia prodotti standardizzati e controllati, mira a garantire la sicurezza alimentare, l’efficacia dei trattamenti e la tracciabilità lungo tutta la filiera.  

Normative sui Residui

Come già discusso, l’acido ossalico presenta un basso rischio di residui nel miele se usato correttamente. Questo si riflette nella normativa europea:

  • Assenza di LMR: Il Regolamento (UE) N. 37/2010 non stabilisce un Limite Massimo Residuale (LMR) per l’acido ossalico nel miele. Ciò significa che non esiste una soglia legale specifica per la sua presenza. 
  • Acidità del Miele: La Direttiva 2001/110/CE (recepita in Italia) stabilisce i parametri di qualità del miele, inclusa l’acidità libera massima (non superiore a 50 milliequivalenti per kg). I trattamenti con acido ossalico hanno un impatto considerato molto modesto su questo parametro.   

L’assenza di un LMR, se da un lato facilita l’uso dell’acido ossalico dal punto di vista burocratico, non elimina la responsabilità dell’apicoltore di adottare tutte le precauzioni necessarie (rimozione dei melari , rispetto dei dosaggi ) per minimizzare qualsiasi potenziale alterazione del prodotto e garantire la massima qualità e salubrità del miele. La normativa agevola, ma non sostituisce la buona pratica apistica.   

Linee Guida Nazionali e Locali

Oltre alla normativa sui farmaci e sui residui, è importante fare riferimento alle Linee Guida per il controllo della Varroa emanate dalle autorità sanitarie nazionali (come il Ministero della Salute in Italia ) e alle raccomandazioni fornite dai Servizi Veterinari locali, dagli Istituti Zooprofilattici Sperimentali (es. IZSLT , IZSVe ) e dalle associazioni apistiche di categoria. Queste linee guida forniscono indicazioni operative aggiornate sui periodi più appropriati per i trattamenti, sulle strategie di lotta integrata, sui metodi di monitoraggio dell’infestazione e sulla scelta dei farmaci più idonei in base al contesto locale e alla stagione.   

Apicoltura Biologica

Il quadro normativo relativo all’agricoltura biologica (Reg. UE 2018/848 e normative nazionali attuative) ammette specificamente l’uso dell’acido ossalico (insieme ad altri acidi organici come formico e lattico, e oli essenziali come timolo, eucaliptolo, mentolo, canfora) per il controllo della Varroa, a condizione che vengano utilizzati i prodotti commerciali autorizzati per l’apicoltura biologica (es. Api-Bioxal, Oxuvar, Oxybee, VarroMed).   

11. L’Acido Ossalico nella Strategia di Lotta Integrata alla Varroa (IPM – Integrated Pest Management)

L’acido ossalico è uno strumento efficace, ma non può essere considerato la soluzione unica e definitiva al problema della Varroa. Per un controllo sostenibile ed efficace a lungo termine, il suo impiego deve essere inserito all’interno di una strategia di Lotta Integrata (IPM – Integrated Pest Management). Questo approccio combina diverse tecniche e conoscenze per gestire il parassita minimizzando i rischi per le api, l’ambiente e i prodotti dell’alveare.

Necessità di un Approccio Integrato

La lotta alla Varroa richiede un approccio olistico che integri diversi elementi :   

  • Conoscenza della Biologia: Comprendere il ciclo vitale della Varroa e la sua interazione con il ciclo biologico dell’ape è fondamentale per pianificare interventi mirati.   
  • Monitoraggio: Valutare costantemente il livello di infestazione negli alveari è cruciale per decidere se, quando e come intervenire.   
  • Metodi di Controllo Diversificati: L’IPM prevede l’uso combinato di diverse tecniche:
    • Controllo Meccanico/Biotecnico: Uso di fondi a rete anti-varroa, asportazione della covata da fuco , blocco della covata. 
    • Controllo Biologico: Ricerca su funghi entomopatogeni o predatori (menzionato come prospettiva futura in ).  
    • Acaricidi “Naturali”: Uso di acidi organici (ossalico, formico, lattico) e oli essenziali (timolo, ecc.) , privilegiati in apicoltura biologica. 
    • Acaricidi di Sintesi: Impiego di farmaci come amitraz, tau-fluvalinate, flumetrina , utilizzati prevalentemente in apicoltura convenzionale e solo quando necessario per riportare alte infestazioni sotto controllo.

L’acido ossalico è quindi uno degli strumenti disponibili all’interno di questa “cassetta degli attrezzi” , da utilizzare in modo strategico e non come unica risorsa. Affidarsi esclusivamente all’acido ossalico, soprattutto se usato in modo non ottimale (es. in presenza di covata), non è sufficiente a controllare efficacemente l’infestazione nel corso dell’anno.  

Monitoraggio Costante dell’Infestazione

Il monitoraggio regolare del livello di infestazione da Varroa è la base di qualsiasi strategia di lotta integrata. Permette di:   

  • Valutare l’efficacia dei trattamenti precedenti.
  • Decidere se è necessario un intervento.
  • Scegliere il momento e il tipo di intervento più appropriato.

I metodi di monitoraggio più comuni includono:

  • Conta della Caduta Naturale: Si inserisce un fondo diagnostico (vassoio cosparso di sostanza adesiva o olio) sotto la rete del fondo dell’arnia per un periodo definito (es. 7 giorni) e si contano gli acari caduti spontaneamente. Si calcola la media giornaliera di caduta.   
  • Lavaggio delle Api Adulte: Si preleva un campione standardizzato di api adulte (es. 300 api, circa 30g) da un favo di covata, si uccidono (es. congelamento o CO2) e si lavano energicamente in acqua e detergente o alcool. Gli acari si staccano e vengono contati. Si calcola la percentuale di infestazione (% di acari per 100 api).   

Esistono soglie di intervento indicative, che possono variare in base al periodo dell’anno, all’area geografica e alla metodologia di monitoraggio. Ad esempio, una fonte svizzera riporta soglie indicative per la caduta giornaliera (es. >10 acari/giorno a fine luglio richiedono trattamento immediato) o per l’infestazione delle api adulte (es. >2% in luglio richiede trattamento). È fondamentale che l’apicoltore conosca le soglie raccomandate per la propria zona e situazione.   

Alternanza dei Principi Attivi

Per prevenire o ritardare l’insorgenza di fenomeni di resistenza della Varroa ai principi attivi acaricidi, è fondamentale alternare nel tempo i prodotti utilizzati. Non bisogna utilizzare ripetutamente lo stesso principio attivo o principi attivi con lo stesso meccanismo d’azione. L’acido ossalico, per il quale non sono note resistenze , può essere efficacemente inserito in una strategia di rotazione con altri acaricidi ammessi, sia nel contesto biologico (es. acido formico, timolo ) sia in quello convenzionale (alternandolo eventualmente con acaricidi di sintesi, se necessari e consentiti).   

Tempistica e Coordinamento

Gli interventi di controllo della Varroa devono essere pianificati strategicamente lungo tutto l’arco dell’anno. Generalmente, nelle condizioni climatiche italiane, sono necessari almeno due interventi principali: uno subito dopo il raccolto estivo (trattamento tampone estivo, spesso con acido formico o timolo) e uno prima dell’invernamento (trattamento principale, spesso con acido ossalico in assenza di covata). Tuttavia, la tempistica esatta deve essere adattata alle condizioni climatiche locali, ai flussi nettariferi e soprattutto ai risultati del monitoraggio.   

Inoltre, data la facilità con cui la Varroa si diffonde tra alveari attraverso deriva e saccheggio, il coordinamento dei trattamenti tra apicoltori che operano nella stessa area è di fondamentale importanza per limitare i fenomeni di reinfestazione, che possono vanificare gli sforzi del singolo apicoltore.   

L’adozione di un approccio di lotta integrata, basato su conoscenza, monitoraggio e decisioni informate, sposta la responsabilità del controllo della Varroa sull’apicoltore. Non si tratta più di applicare trattamenti a calendario, ma di diventare un gestore attivo della salute dell’alveare, capace di interpretare i segnali della colonia e dell’ambiente e di intervenire in modo mirato ed efficace. L’acido ossalico, in questo contesto, è uno strumento potente ma il cui successo dipende dalla capacità dell’apicoltore di inserirlo correttamente in questa strategia più ampia.